Già a partire dagli anni ’70 vi è stato un grande cambiamento nel settore delle comunicazioni grazie all’avvento delle tecnologie informatiche, che se da una parte hanno consentito di sviluppare nuove forme di relazioni sociali, dall’altra hanno favorito la commissione di illeciti generando il fenomeno del cd. computer crimes (crimine informatico).
I reati informatici, dunque, rappresentano il risvolto negativo dello sviluppo tecnologico dell’informatica e della telematica.
I sistemi informatici rappresentano un’espansione ideale dell’area personale del soggetto, garantita sia dall’art. 15 della Carta Costituzionale (“libertà e segretezza della corrispondenza”) sia dell’art. 21 della medesima fonte del diritto (“libertà di manifestazione del pensiero”).
Dunque, Internet è considerato oramai uno strumento che consente lo sviluppo della personalità dell’individuo al punto da essere considerato, da una parte della dottrina, un nuovo diritto sociale.
Posto che un documento caricato su internet esce dalla sfera esclusiva del suo autore, si pone il problema del regime delle eventuali responsabilità del provider in considerazione del delicato bilanciamento tra la libertà di espressione dell’individuo/autore ed i diritti fondamentali degli altri individui come l’onore, la reputazione, la sicurezza pubblica, la riservatezza e la protezione dei minori.
A partire dagli anni ’90, infatti, si è avvertita l’esigenza di dotarsi di leggi specifiche in materia di tutela informatica, come la legge 197/91 che, all’art. 12, punisce l’indebito utilizzo di carte di credito; ma è con la legge 547/93 che si pongono le basi per una reale lotta al crimine informatico. Le aree di intervento di tale legge, infatti, hanno riguardato, tre le altre, le frodi informatiche e le falsificazioni di documenti informatici.
Ed ancora, l’utilizzo improprio degli strumenti informatici e telematici ha determinato la nascita e l’allarmante sviluppo del fenomeno del cyberbullismo, inteso quale “attacco continuo, ripetuto, offensivo e sistematico attuato mediante gli strumenti della rete”.
Lo studio penale Berardi dedica grande attenzione al settore dei reati informatici ritenendo che attualmente costituisca la nuova piattaforma “criminale”, ove possono più facilmente verificarsi condotte di reato.
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